Gli attacchi di panico

Sempre più gente oggi bussa alla mia porta riportando un disturbo d'ansia, spesso identificato come attacco di panico. Questa parola, il più delle volte usata in modo non del tutto corretta, sta ad indicare un malessere estremamente forte, debilitante che provoca al corpo una sensazione di paura senza nome.

Le persone che descrivono questo male riportano, una rapida escalation di sintomi quali palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, brividi, vampate di calore… tutto riassumibile in una sola paura:quella di morire o di impazzire.

Attacco d'ansia: l'esperienza è devastante e si farebbe di tutto per non riprovarla!

Chi si rivolge a me, solitamente, è già stato almeno una volta al pronto soccorso, ha almeno una prescrizione farmacologica che ha potuto assumere o meno (Prozac, Lexotan, Cipralex, Lorazepam…) ed è molto indeciso su se la figura di uno psicologo possa realmente essere d'aiuto. Non di rado alcuni pazienti mi chiamano immediatamente dopo una crisi di panico pretendendo nell'immediato un appuntamento al quale poi mostrano, al momento opportuno, una serie di resistenze nel presentarsi. Eppure chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un'esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta.

La paura che si associa immediatamente è la possibilità di rivivere quanto appena terminato.


Che cos'è, allora, che blocca il paziente ad intraprendere un percorso?

Le resistenze che emergono, il più delle volte, possono essere giustificate dall'obiettivo che ha il sintomo stesso nel suo presentarsi. Ciò che ci deve essere chiaro, infatti, è che qualsiasi psicopatologia ha una sua funzione che la mente, con grande difficoltà, permetterà di smantellare; ciò avviene perché il malessere allontana la mente dal vero pensiero che fa stare male, quella condizione, relazione, rapporto che non abbiamo risolto e che, rimossi, lasciano dentro di noi solo una paura senza nome.

L'attacco di panico, però, se non affrontato tempestivamente, rischia di essere difficile da gestire e può prendere vie pericolose; facilmente, infatti, si innesca un meccanismo pazzesco che è la paura della paura. La persona inizia a cercare di prevenire il suo male non uscendo (agorafobia) onde evitare di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato.

Il rischio è, dunque, quello di trovarsi impossibilitati ad uscire da casa da soli anche per quelle azioni che prima facevamo automaticamente (es. E se mi sento male mentre guido l'auto?). Da qui l'evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene.

È importante prendere coscienza che dedicarsi del tempo per risalire alla causa di questo problema non è tempo perso ma attenzione dedicata a se stessi, un investimento a lungo termine che prima si fa e prima se ne potrà godere. Un buon percorso può facilmente ridurre i sintomi ansiogeni aprendo parentesi importanti, consapevolezze che ognuno di noi potrà mettere nel suo zainetto e a cui potrà far riferimento nei momenti di difficoltà.

Dott.ssa Erica Carbone
Psicologa Psicoterapeuta - Salerno


Psicologa Salerno

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